09
Ott
2017

La ricetta per una vita felice? Impariamo ad essere grati!

La ricetta per una vita felice? Impariamo ad essere grati!
Marco Zorzetto

Il 21 settembre di ogni anno si festeggia il World Gratitude Day, la Giornata Mondiale per scoprirsi più felici! 

Quante volte  di fronte alle avversità ci accorgiamo delle cose belle della nostra vita a cui solitamente non diamo importanza? Già il giorno successivo, però, gli aspetti negativi della nostra quotidianità ci riassorbono totalmente.

La gratitudine è un atteggiamento che migliora la qualità della vita: secondo uno studio scientifico riportato dal The New York Times è sufficiente concentrarsi su questo sentimento per attivare un cambiamento a livello cerebrale. Ecco perché il 21 settembre di ogni anno si festeggia il World Gratitude Day, la Giornata Mondiale per esprimere ufficialmente un ringraziamento verso tutte le cose che ci circondano.

Ne parliamo con il Dott. Francesco Attorre, psicoterapeuta e sessuologo clinico che ci illustra come l'essere grati possa ripercuotersi sul nostro benessere generale.

 

Che cos'è la gratitudine e com'è possibile sperimentare questo sentimento?
È un sentimento di profonda partecipazione emotiva a qualcosa di bello che qualcuno ha fatto per qualcun altro. È connotato essenzialmente da un valore positivo, anche se il gesto o le parole di quel qualcuno possono essere accompagnate da emozioni di altro tipo,  come dolore o rabbia (una persona potrebbe farci un rimprovero che al momento non comprendiamo, ma poi ne cogliamo l’effetto positivo). E’ necessaria però una condizione: porsi con profonda umiltà a contatto con l’altro, lasciandogli spazio perché possa agire su di noi.    

Che cosa rappresenta la gratitudine nella vita di un individuo?
Un momento di straordinaria maturità ed evoluzione. È il trait d’union tra la capacità di essere affettivo, cioè di sentire l’altro e di sentire quanto importante ha saputo essere nella propria vita, ed il mondo circostante. Senza la gratitudine non esisterebbe la spontaneità nel darsi. La gratitudine rappresenta la reciprocità, la specularità dell’affettività, una straordinaria capacità elaborativa in grado di restituire in proporzione a ciò che è stato dato. Il dare e ricevere è espressione della vita, per cui imparare la gratitudine significa imparare ad entrare in equilibrio con la dinamica della vita.    

Perché è importante essere grati?
Perché libera la coscienza da qualsiasi responsabilità. La gratitudine toglie qualsiasi attesa. L’altro non si aspetta più nulla per il gesto che ha fatto perché lo ha già ricevuto, quindi viene meno qualsiasi tensione nella relazione. Chiunque dà, in qualche modo, si aspetta di ricevere, ed è capace di restare in attesa per un tempo indefinito, fino a quando non avrà ricevuto. Mentre quando giunge la gratitudine quell'attesa non ha più alcun motivo. Il risultato è armonia e serenità.


Perché è più facile lasciarsi pervadere da sentimenti negativi?
Perché ogni essere umano si porta addosso, sin dall’inizio della sua esperienza terrena, il trauma della nascita. Venire al mondo quasi cacciati dal paradiso terrestre dell’utero materno lascia una ferita sul corpo e nella mente, seppur in embrione, che non guarisce facilmente, e forse non guarisce mai. Ma quando veniamo al mondo portiamo anche, dentro di noi, nella parte più profonda di noi, la consapevolezza che non saremo eterni, ma destinati un giorno a morire.     

È possibile convertire sentimenti negativi come rabbia e rancore in gratitudine?
Certo che sì, basta solo fermarsi un attimo, respirare piano e guardarsi dentro. La rabbia è legata ad un senso di impotenza che proviamo nei confronti di qualcuno o qualcosa, che ci dice in altre parole che non ci sentiamo bravi abbastanza da poterci provare, per questo siamo arrabbiati, non riuscendo a cambiare le cose come avremmo voluto. Ma se ci fermiamo un attimo a guardarci dentro, possiamo provare ad accettare ciò che ci è stato dato, come un dono, e provare a viverlo nel suo vero e profondo significato. In questo senso possiamo imparare ad essere grati alla vita anche se ci regala dolore, se appena riusciamo a scorgere un significato “altro” in quel dolore, un qualcosa in grado di farci crescere, evolvere, diventare migliori. Solo guardando a quanto può essere importante per noi quella sofferenza, rendendoci migliori e sicuramente più liberi nell’affrontare altre relazioni, altre storie, altre esperienze di vita, riusciremo a sentirci grati a chi ci ha fatto male, come alla vita, per quanto di stupendo ci avrà insegnato, attraverso le parole di quel dolore.  

Nella Foto il Dott. Francesco Attorre, psicoterapeuta e sessuologo clinico. www.francescoattorre.it 



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