Orientamento: cosa fare prima di iscriversi all'Università?
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Rita Biganzoli |
Cosa fare prima di iscriversi all'Università? Ne parliamo con Mimmo Cafasso (Course Coordinator - LABA Firenze) |
A breve gli studenti del quinto anno delle superiori si troveranno dinanzi ad una delle scelte più importanti della loro vita, una scelta che condizionerà il loro futuro: l’iscrizione all’università.
Per questo motivo è nostro interesse conoscere le dinamiche che portano i giovani studenti a fare le loro scelte: cosa li muove, come cambiano nel tempo le loro aspirazioni, cosa si aspettano, cosa sognano...
Al fine di conoscere le varie realtà sociali abbiamo iniziato una ricerca nel mondo universitario dell’alta formazione artistica, per riproporre dei validi modelli. Vogliamo partire, quindi, dalla Libera Accademia di Belle Arti di Firenze un Istituto che da sempre ha puntato su percorsi innovativi legati alle nuove tecnologie, con un’intervista a Mimmo Cafasso, course coordinator della LABA, chiedendogli cosa percepisce dai ragazzi delle superiori che incontra durante le sessioni di orientamento universitario.
Allora Mimmo, la media dei giovani diplomandi del 2015 credi sia preparata adeguatamente alla scelta del corso di laurea?
Non credo. Spero però che questo anno ci sia un’inversione di tendenza rispetto agli anni passati, in quanto al mondo universitario sono legati numeri disarmanti.
Ti riferisci al calo della percentuale di iscritti all’università ?
Non solo. Mi riferisco soprattutto alla percentuale di ritiri dall’università. In Italia purtroppo siamo classificati tra i primi al mondo per gli studenti che interrompono gli studi universitari. In sostanza più del 40% dei ragazzi abbandona il percorso di laurea scelto. Con una ricaduta importante sulla spesa pubblica. Hai idea di quanto costi uno studente universitario allo stato italiano?
Secondo te qual è il motivo?
Credo che il fattore più importante sia la mancanza di informazione. In Italia ci sono tantissimi corsi di laurea, forse troppi, e credo che quel 40% che abbandona gli studi lo faccia perché si è informato male. Non ha valutato a fondo tutti i fattori, come l’adeguatezza della struttura, la strumentazione messa a disposizione, l’impostazione della didattica, l’impegno orario. Rimanendo praticamente delusi dalla scelta.
Come si possono sensibilizzare gli studenti affinché si informino al meglio?
È fondamentale l’orientamento nelle scuole. L’allievo ha bisogno di farsi un’idea concreta dei vari corsi di laurea attivi, ha bisogno di incuriosirsi. Spesso molti nemmeno sono a conoscenza che possono fare della loro passione la loro professione, acquisendo anche una laurea spendibile nel mercato. Come per esempio è per gli indirizzi di Fotografia, Grafica Multimediale, Design, Moda, Arti Visive. Percorsi basati sull’innovazione e sulla multimedialità che hanno una forte componente creativa e in più si basano sull’utilizzo delle nuove tecnologie. Tanti ragazzi di diciotto anni, nemmeno sanno dell’esistenza di questi percorsi. A tal proposito, già da qualche anno il MIUR (Ministero dell’Istruzione, ndr), ha chiesto ai dirigenti didattici delle scuole superiori di aprire l’orientamento in uscita anche agli studenti del quarto anno, proprio per iniziare un anno prima ad “incuriosirli”.
Cosa deve fare uno studente prima di scegliere la struttura che lo accoglierà per i successivi tre anni della propria vita?
Innanzitutto deve aver ben chiaro cosa gli aspetta durante il triennio. Deve aver partecipato ad un Open Day, deve aver fatto un colloquio in sede con il referente per l’orientamento, nel quale gli è stata spiegata dettagliatamente la didattica dell’intero corso di studi, deve aver visitato i laboratori e toccato con mano le attrezzature ed incontrato docenti. Per arrivare alla scelta in maniera adeguata, è fondamentale informarsi al meglio.
Le università però non sempre hanno un ufficio preposto all’orientamento sempre attivo, per quale motivo secondo te?
Francamente non riesco a spiegarmelo. Forse è perché i fondi destinati alle università sono strettamente correlate al numero di iscritti; quindi a molte facoltà conviene iscrivere anche lo studente, diciamo, “incerto”.
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